Questa mattina, si è concluso un capitolo significativo nella gestione dei rifiuti radioattivi in Italia. Dopo anni di degrado ambientale e abbandono, le operazioni di trasferimento degli ultimi 141 fusti contenenti rifiuti radioattivi dal deposito Cemerad di Statte, in provincia di Taranto, agli impianti della Casaccia di Nucleco, una società controllata da Sogin, sono finalmente terminate. Questo evento segna la fine di un lungo e complesso processo che ha visto il coinvolgimento di diverse istituzioni e professionisti del settore.
Importanza dell’operazione
Il Commissario Straordinario per l’attuazione dell’intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi, Vera Corbelli, ha sottolineato l’importanza di questa operazione, definendola come una risoluzione di una delle maggiori criticità ambientali del Paese. In totale, sono stati allontanati 16.640 fusti, che contenevano sorgenti radioattive, filtri contaminati dall’incidente di Chernobyl e rifiuti derivanti da attività mediche, industriali e di ricerca. Questi materiali erano stati accumulati dalla società Cemerad tra la metà degli anni ’80 e il 2000, anno in cui il sito è stato sottoposto a sequestro giudiziario dalla Procura di Taranto.
Fasi del trasferimento
La gestione del deposito Cemerad ha visto un cambiamento significativo nel 2017, quando il Commissario Straordinario ha affidato a Sogin la responsabilità delle operazioni di svuotamento e bonifica. Le operazioni di rimozione dei fusti erano iniziate il 15 maggio 2017, ma avevano subito un’interruzione nell’ottobre 2020 a causa di problemi di finanziamento. Solo nell’ottobre 2023, grazie all’iniziativa del Commissario, sono riprese, con la garanzia di fondi sufficienti per completare il lavoro.
Le operazioni si sono articolate in tre fasi principali:
- Identificazione e catalogazione dei fusti.
- Valutazione delle loro condizioni fisiche.
- Preparazione dei documenti necessari per il trasporto.
Questo lavoro ha richiesto un impegno notevole, concretizzatosi in 92 viaggi per il trasferimento dei materiali.
Prospettive future
I rifiuti radioattivi sono stati trasferiti presso impianti autorizzati e specializzati, dove saranno trattati e messi in sicurezza. Una volta completati questi processi, i materiali saranno stoccati in depositi temporanei di Nucleco in attesa del loro conferimento finale al Deposito Nazionale, il cui completamento è previsto in futuro. L’intero intervento avrà un valore di circa 18,8 milioni di euro e prevede la bonifica finale del sito, che, una volta liberato da vincoli radiologici, potrà essere riutilizzato per altri scopi.
Vera Corbelli ha enfatizzato la portata innovativa del progetto, che ha visto una stretta collaborazione con l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN) e il coinvolgimento di Sogin e Nucleco. È fondamentale notare che la gestione dei rifiuti radioattivi è avvenuta esclusivamente tramite enti statali, garantendo così un alto livello di controllo e sicurezza.
Gian Luca Artizzu, amministratore delegato di Sogin, ha dichiarato che svuotare il deposito Cemerad da oltre 16.000 fusti di rifiuti radioattivi abbandonati per due decenni è stato un compito arduo, ma fondamentale per la bonifica ambientale dell’area. Questo successo non solo rappresenta un passo decisivo verso la salvaguardia dell’ambiente, ma testimonia anche le competenze della Sogin nel settore nucleare e nel recupero di siti industriali.
La partenza dell’ultimo carico di rifiuti radioattivi è stata un evento significativo, celebrato alla presenza di figure chiave come il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava, e rappresentanti di vari enti statali coinvolti nelle operazioni. La collaborazione tra le diverse istituzioni e la determinazione del Commissario Straordinario hanno reso possibile il raggiungimento di questo obiettivo, ponendo fine a una situazione di degrado che avrebbe potuto avere conseguenze potenzialmente catastrofiche per l’ambiente e la salute pubblica.
Il sito ex Cemerad, ora in fase di bonifica, rappresenta non solo un’importante vittoria per la comunità locale, ma anche un esempio di come un approccio coordinato e strategico possa affrontare sfide ambientali complesse. L’auspicio è che il lavoro di cura e protezione ambientale dell’area di Taranto possa continuare, assicurando un futuro più sano e sostenibile per la zona e per i suoi abitanti.