“Tutto lecito ciò che non è vietato – dice Berlusconi – Si indaga perché lo vuole un giudice di estrema sinistra. Vendere Mediaset? Un giorno, forse…”
ROMA- “Inutile che vi parli del programma della Casa delle Libertà, è identico a quello di Confindustria”. Silvio Berlusconi è allegro. Scherza. A un certo punto, si alza anche in piedi e sfodera l’antica verve da cabarettista per raccontare alla platea degli industriali romani una divertente parabola sulla produttività berlusconiana. Preferisce – per più di due ore – difendersi dalle accuse della stampa e della magistratura estera. Ai “cari colleghi”, che vivono di pane e affari, spiega in due parole la questione Telecinco, risolve in un sofisma il conflitto d’interessi e si dice sbalordito che qualcuno parli di uso illegale delle società terze. “Sono cose assolutamente legittime”, dichiara il Cavaliere davanti ai colleghi. Ed anzi, da imprenditore a imprenditore, consiglia di avere dubbi su “un dirigente che essendo a conoscenza di questa possibilità, non la sfruttasse”.
Le società terze? Niente di illegale. “Sono cose assolutamente legittime”. Il Cavaliere è sbalordito che qualcuno possa dire il contrario. “Ad esempio – spiega – se uno compra dei film in America, ne acquisisce i diritti e poi li vende in Germania, Francia, Spagna, se passa attraverso società italiane paga le tasse più alte in Europa, se invece lo fa attraverso una società collocata in Lussemburgo paga meno tasse. Se invece questa operazione la fa con una società terza, a cui presta anche i soldi, scrivendolo nel bilancio, e poi questa società fa l’acquisto, è una cosa assolutamente legale”. Ed anzi, aggiunge, nutrirei dubbi su un dirigente che non lo facesse. Insomma, nulla di male secondo Berlusconi a pagare le tasse all’estero. “Mi accusano di essermi rivolto a società estere, ma io ho fatto cose assolutamente legittime che il mio gruppo poi ha abbandonato. Perchè si doveva trovare il modo in Europa, affidandosi alle responsabilità di chi gestiva il sistema estero, di pagare le tasse più convenienti per l’azienda”.
Il “soccorso rosso” della stampa estera. “Continuino pure con i colpi bassi a una manciata di giorni dalle elezioni. Ormai la loro slealtà è così palese che anzi, ci fa acquistare ulteriori consensi”. Lo ha detto sin dall’inizio, Silvio Berlusconi: dietro agli attacchi della stampa estera c’è la mano della sinistra. “Sono tutti giornali legati a un certo circuito”. Economist compreso. “Perchè non guardiamo invece alla fiducia che ci dimostrano il Time, il Time magazine, il Wall Street Journal”.
Quel magistrato di estrema sinistra… Accuse trite e ritrite, dice Berlusconi. Italia o Spagna, la sinistra è sempre la stessa “forcaiola” e “giustizialista”. “Le questioni che vengono portate in Spagna e che da lì sono fatte rimbalzare in Italia sono sempre le solite vecchie cose, tirate fuori da magistrati infiltrati secondo una lucida strategia del pci negli anni scorsi. Il persecutore del mio gruppo – sottolinea, riferendosi ai magistrati spagnoli che indagano sull’affare Telecinco – è stato sospeso dalla magistratura perchè vicino alla sinistra più estrema…”. Il Cavaliere spiega alla platea di colleghi come sono andate le cose. “I conti di Telecinco erano in rosso e, così, il gruppo Fininvest ha deciso di non avanzare pretese sui crediti per 70 miliardi in modo da evitare il fallimento dell’ emittente spagnola e non farci far fuori come accadde in Francia con la Cinq. Oggi Telecinco è più performante e guadagna il 30% in più”.
La bufala del conflitto d’interessi. E’ solo una bufala, ma lui assicura che, una volta al governo, verrà varata quanto prima una legge alla quale intende attenersi ”scrupolosamente”. Nonostante le voci di una possibile vendita della Mediaset, Berlusconi sembra poco intenzionato. “Vendere Mediaset? Se lo volessero i miei figli, forse un giorno”, ha risposto, ieri, il Cavaliere in un’intervista al Wall Street Journal. ”Ma andiamo – dice il leader azzurro agli industriali – siamo in una repubblica parlamentare e il presidente del Consiglio si trova nella infelice situazione di essere inter pares. Non ha poteri suoi, è nella situazione più scomoda per fare i propri interessi, si trova in vetrina, sotto i riflettori”. E aggiunge che se un premier fa gli interessi di tutti, è ovvio che, come italiano, faccia anche i propri. “Il nostro programma parla di infrastrutture: se costruisco una nuovaautostrada, è anche mio interesse: ci passo anch’io”.
“Per rivoluzionare lo Stato, serve una maggioranza forte”. Berlusconi non ha dubbi di vincere il 13 maggio, tuttavia nutre qualche preoccupazione su quali saranno le dimensioni della sua maggioranza. ”Le difficoltà verranno una volta conquistata la maggioranza, e sarà la dimensione della maggioranza che ci consentirà di operare per cambiare il Paese. Spero che questa maggioranza ci sia”. Sulla “fedeltà” dell’alleato Bossi, il Cavaliere non ha dubbi: “Non ci accadrà quello che è successo nel ’94. Ve lo assicuro, Umberto è sinceramente pentito”.