Spettacolo

Scapigliati e Futuristi raccontano l’Italia

Palazzo Reale ospita una mostra che racconta il percorso lombardo dalla fine dell’800 fino alla seconda Guerra mondiale. Graffi di modernità restituiti da un centinaio di capolavori scelti.

Le unghiate di paesaggio urbano di Sironi, ma anche i virtuosismi luminosi di Tranquillo Cremona o Daniele Ranzoni. Le sperimentazioni di Previati (uno dei maestri del Futurismo italiano) ma anche le istanze – deboli – del Divisionismo: dalla fine dell’800 fino alla seconda Guerra Mondiale, Milano è stata il riverbero di una ricchissima produzione artistica, che ha riflettuto le mille contraddizioni della nascente società industriale.

Lo sviluppo dei trasporti e dell’economia su scala, la nascita delle scienze sociali e il primo tentativo di globalizzazione (quello che nasce col telegrafo e l’emigrazione, per intenderci) hanno dato vita movimenti come la Scapigliatura, il Divisionismo, il Futurismo. Espressioni che hanno trovato in Milano molto più di un luogo ricettivo: nei paesaggi che cominciavano ad indurirsi, nell’intelligenza raffinata (retaggio asburgico) dei committenti e nella capacità di alcune sponsorizzazioni, hanno trovato una vera e propria appendice artistica. Un luogo che diventa esso stesso oggetto della produzione.

La mostra Dalla Scapigliatura al Futurismo a cura di Flavio Caroli e Ada Masoero, che Palazzo Reale ospita da mercoledì, ripercorre questo itinerario, tutto lombardo, a partire da Piccio, l’artista di Bergamo che inventò i giochi di luce dal quale ripresero tutti gli scapigliati. Poi Federico Faruffini e poi la generazione dei Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Giuseppe Grandi, Luigi Conconi, Eugenio Gignous, Filippo Carcano, Ernesto Bazzaro, Paolo Troubetzkoy fino a Medardo Rosso.
Un centinaio di opere che disegna il rapporto attraverso il quale gli artisti interpretarono la città e i profondi cambiamenti che questa si apprestava a gestire, da quello economico a quello urbanistico. Un percorso che seppe sganciarsi dalle Accademie, con una produzione intensa fatta di tratteggi sfatti, corposi, luminosi.

Alcuni dei capolavori in mostra: Fuga in Egitto del Piccio, La lettrice di Faruffini, Amore materno e Ritratto di Maria Marozzi di Tranquillo Cremona; I figli del principe Troubetzkoy, Giovinetta in bianco e Ritratto della signora Pisani Dossi di Daniele Ranzoni; il bozzetto per il monumento alle Cinque Giornate di Giuseppe Grandi; Ragazzi in giardino di Luigi Conconi; Tranquillo Cremona mentre dipinge il ritratto di Benedetto Junck di Eugenio Gignous, Sul Mottarone di Filippo Carcano, Maternità di Paolo Troubetzkoy, e la Portinaia, cera su gesso, nonché un raro bronzo del Scior Faust e la cera del Bambino ebreo di Medardo Rosso.

Il Divisionismo nasce dalle ricerche sulla luce sperimentate dal periodo scapigliato. I Divisionisti italiani usavano i colori puri dei francesi ma avevano assunto le nuove norme con distacco critico, dando maggior peso ai contenuti. La sezione divisionista presenta opere di Giovanni Segantini, alcune giovanili (Il campanaro, La mia famiglia), altre già pienamente divisioniste, come L’ora mesta, due capolavori di Carlo Fornara, (Ultimi pascoli e Fontanalba), con quattro opere di Angelo Morbelli, come La prima lettera a S’avanza!. Di Giuseppe Pellizza da Volpedo, figurano in mostra opere divisioniste come Vecchio mulino a Volpedo, l’acceso Nubi di sera sul Curone e il grande e compiuto disegno del Morticino (Fiore reciso), mentre di Emilio Longoni è rappresentato il versante sociale, con la celebre tela Le riflessioni di un affamato .

Dall’esperienza divisionista nasce anche quella Futurista, artisti che metteranno la città e le sue trasformazioni urbanistiche e sociali al centro dei loro lavori. Tutti i padri fondatori Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini e Giacomo Balla – esordiscono come divisionisti.
Un percorso che si completa con l’energia espressiva della produzione futurista, i preziosi ritratti di Severini ma anche l’Elasticità di Boccioni. Insieme a queste, opere di Sironi, Funi, Bonzagni, Romani ci consegnano le immagini della trasformazione della città in metropoli industriale.
Ovvero la nascita della modernità.

Dalla Scapigliatura al Futurismo
a cura di Flavio Caroli e Ada Masoero
Milano, Palazzo Reale
17 ottobre 2001 – 17 febbraio 2002
Orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 20.00 – GIOVEDì 9.30 – 23.00 – lunedì chiuso
Biglietto: £. 15.000 intero – £. 10.000 ridotto – £. 6.000 scolaresche e tessera Icom
Informazioni al pubblico: tel. 02/392261
Mostra ideata da
Comune di Milano – Settore Cultura, Musei e Mostre
e realizzata con la collaborazione di
Artificio Skira

Redazione

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