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Pensioni, brutte notizie a marzo: cosa accadrà - Ilnuovo.it
Brutte notizie per queste categorie di pensionati per quanto riguarda le pensioni relative a marzo 2025: cosa accadrà.
Marzo 2025 si preannuncia come un periodo di notevoli cambiamenti per i pensionati italiani. L’attenzione si concentra principalmente sulle modifiche che interesseranno il cedolino mensile, con l’Inps che ha già reso noto il calendario dei pagamenti.
La novità che sta suscitando maggiore interesse riguarda la possibile diminuzione dell’importo mensile fino a 60 euro rispetto a febbraio, principalmente a causa delle trattenute per le addizionali regionali e comunali. Nonostante le discussioni su possibili aumenti legati alla rivalutazione delle pensioni e agli arretrati previsti dalla legge di Bilancio, è fondamentale chiarire le reali modifiche che interverranno a marzo e come le trattenute influenzeranno gli assegni.
Pensioni, brutte notizie: accadrà a marzo
A marzo, i pensionati si troveranno di fronte a due principali variazioni nel loro cedolino Inps. Da un lato, ci sarà un incremento delle pensioni minime del 2,2%, che si tradurrà in un aumento di circa 13 euro al mese, portando l’assegno minimo a 616,67 euro. Inoltre, alcuni beneficiari riceveranno un recupero dello 0,8% dovuto all’inflazione. Dall’altro lato, però, le trattenute fiscali legate alle addizionali regionali e comunali ridurranno l’importo netto della pensione. Questo significa che per molti l’aumento sarà completamente neutralizzato da queste detrazioni.
Prendendo come esempio un pensionato con una rendita lorda mensile di 1.500 euro residente a Roma, l’addizionale comunale dello 0,9% comporterà una trattenuta nel cedolino di marzo di circa 58 euro. Questo evidenzia come la riduzione netta possa essere significativa rispetto all’aumento percepito dalla rivalutazione. La principale causa di questa diminuzione dell’assegno pensionistico è l’impatto delle trattenute fiscali. Le addizionali regionali, riscosse dall’Inps da gennaio a novembre, si riferiscono all’anno fiscale precedente, quindi nel 2025 verranno pagate quelle del 2024.
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Per le addizionali comunali, invece, il meccanismo prevede una trattenuta dell’acconto a marzo pari al 30% dell’importo totale dovuto, seguita dalla ritenuta del saldo da gennaio a novembre dell’anno successivo. Questo sistema contribuisce a ridurre ulteriormente l’importo netto della pensione a marzo. Sebbene vi sia stata una rivalutazione delle pensioni all’inizio dell’anno fiscale con un incremento del 2,2% sui trattamenti minimi, questo aumento non incide direttamente sul cedolino di marzo, essendo già stato applicato nei mesi precedenti.
Inoltre, l’adeguamento all’inflazione per il 2024 è stato fissato al 5,4%, senza ulteriori conguagli futuri. Infine, nonostante le speculazioni sull’Irpef e la possibilità che gli aumenti potessero derivare dalla riduzione delle aliquote fiscali, la riforma Irpef per il secondo scaglione fiscale sarà implementata solo nella prossima estate, non influenzando quindi il cedolino di marzo.