Liliana Resinovich, il mistero si infittisce: il fratello accusa, “ci hanno lasciati soli”
Il caso di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022, continua a suscitare un forte interesse da parte dell’opinione pubblica e dei media. Le attese per la super perizia sul suo corpo, condotta da un’équipe di esperti, sono aumentate nel tempo. Questa perizia, affidata all’antropologa forense Cristina Cattaneo e a un team di medici legali, avrebbe dovuto essere depositata entro il 15 febbraio 2025, ma ad oggi non ci sono ancora notizie sui risultati.
Sergio Resinovich, il fratello di Liliana, ha espresso il suo disappunto in un’intervista a Fanpage.it, affermando che è passato troppo tempo senza risposte certe. “Credo che ci stiano mettendo tanto per non lasciare nulla al caso”, ha dichiarato. Nonostante l’assenza di un rinvio ufficiale, Sergio teme che il caso sia stato trascurato e che ci sia una volontà di archiviare la vicenda come un suicidio, una teoria che la famiglia non ha mai accettato.
Il 14 dicembre 2021, Liliana è scomparsa e il suo corpo è stato ritrovato circa tre settimane dopo. Le circostanze della sua morte hanno sollevato numerosi interrogativi. I nuovi esami, disposti dalla PM Maddalena Chergia, sono stati avviati in un contesto di crescente preoccupazione per la mancanza di chiarezza. Già a febbraio 2024, i resti di Liliana sono stati riesumati per una seconda autopsia, ma da allora non ci sono stati sviluppi significativi.
Sergio ha sottolineato che i risultati della perizia potrebbero essere depositati a breve, ma il ritardo ha alimentato le sue preoccupazioni. “Mi dispiace constatare che il caso di mia sorella è stato un po’ abbandonato”, ha continuato, evidenziando come, in un panorama di cronaca nera molto attivo, il caso di Liliana sia stato messo in secondo piano.
La famiglia non ha mai accettato l’ipotesi del suicidio. Sergio è fermamente convinto che sua sorella sia stata uccisa e ha dei sospetti su più persone coinvolte. “Credo che dopo la sua morte sia intervenuto un complice, qualcuno che ha nascosto il corpo fino al giorno del ritrovamento”, ha affermato, sostenendo l’ipotesi di Claudio Sterpin, un amico di Liliana.
Un elemento di particolare preoccupazione per Sergio è rappresentato dalle speculazioni sui segni trovati sul corpo di Liliana. Negli ultimi tempi, si è parlato di un possibile herpes in relazione a un segno sul viso, ma Sergio ha categoricamente escluso questa possibilità, sostenendo che si tratta chiaramente di un segno di violenza. “Capisco che i periti vogliano essere certi di qualsiasi risultato venga fuori, ma certe ipotesi sono del tutto improponibili”, ha ribadito.
Nonostante le difficoltà, Sergio ha trovato sostegno in professionisti e associazioni che si sono mobilitati per far luce sulla questione. “Ho avuto la fortuna nella disgrazia di trovare persone formidabili, come l’avvocato Gentile e l’Associazione Penelope“, ha dichiarato, sottolineando il loro impegno nel portare avanti l’indagine. Grazie al loro supporto, è stata possibile la mobilitazione di tecnici, consulenti e medici che hanno evidenziato le incongruenze della teoria del suicidio.
Con il passare del tempo, il caso di Liliana Resinovich continua a essere avvolto nel mistero. Le attese per la super perizia sono palpabili, ma la famiglia e coloro che cercano la verità rimangono nel limbo, in attesa di risposte che possano finalmente fare chiarezza su una tragica scomparsa che ha scosso la comunità di Trieste e oltre.