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Le porno star diventano consulenti delle start up

Le iniziative economiche delle pornostar sono stati tra i business che hanno avuto maggior successo sul Internet. E così molte delle dive hard si ritrovano ora a fornire servizi di consulenza a imprese Web.

Nonostante la crisi di Internet, loro resistono. Anzi, vanno a gonfie vele. Sono i siti per soli adulti. Il business che producono è così alto che addirittura le imprese Web cominciano a chiedere la consulenza delle porno star per la fase di start up.

E così le dive dei siti porno negli Stati Uniti, si ritrovano a fornire sempre più spesso anche servizi di consulenza alle aziende. Come a dire che sono state loro a capire meglio di altri – a prescindere dalla natura del business – i segreti per fare affari sul Web.

In un recente intervento, Dario Betti, analista dell’e-commerce per la Ovum, ha spiegato che “i siti per adulti sono riusciti a creare questo business perché hanno capito che la gente non rimane per due ore davanti al computer a guardarsi un lungo film, che sia o meno porno è un dettaglio, ma preferisce video brevi. Insomma, una comunicazione immediata, un vero e proprio nuovo linguaggio. E inoltre sono stati i primi a riconoscere la necessità di forti sistemi di sicurezza e di offerte personalizzate”.

Caso emblematico del “riscatto” delle pornostar raggiunto grazie al web è Danni Ashe che adesso, dopo aver fatto fortuna vendendo le sue foto hard su Internet, viene invitata a conferenze e consultata dalle compagnie che vogliono comprendere, emulare il segreto del suo successo.

Trovarsela durante una conferenza è alquanto inconsueto: lei non è certo la classica relatrice. Il tailleur ormai ha imparato a indossarlo lo stesso, ma quello che sorprende è il fatto che il tema dei suoi discorsi è come fare soldi vendendo foto osé. Ma il suo caso non è affatto l’unico.

La rivista dell’Online Computer Library Centre ha censito 74mila siti porno lo scorso anno, in pratica il 2% di tutti quelli esistenti: complessivamente producono un profitto di oltre 1 miliardo di dollari. Un mercato ricco i cui meccanismi ora sono allo studio di economisti e imprenditori. Questi dati sembrano quindi fornire la giusta risposta a chi continua a sostenere che la pornografia dovrebbe essere messa al bando su Internet. E tra i consumatori non mancano anche i più piccoli. Uno studio della London School of economics ha svelato che 9 bambini su 10, di età tra gli 11 e i 16 anni, hanno visto foto pornografiche sul web.

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