La storia di mio padre, il signor Rinaldo, è un racconto che mette in luce le difficoltà e le ingiustizie che possono derivare dalla burocrazia. Vivo in Puglia e ho sempre creduto che le istituzioni, come l’INPS, fossero lì per proteggere i diritti dei cittadini. Tuttavia, la realtà si è rivelata ben diversa quando mio padre è stato dichiarato morto per ben due volte, nonostante fosse vivo. Questo episodio ha scosso profondamente la mia fiducia nel sistema e ha messo in evidenza le fragilità di un meccanismo che dovrebbe garantire sicurezza e tutele.
La prima volta che ci siamo trovati di fronte a questa surreale situazione è stata nel dicembre del 2022. Ricevetti una lettera da una compagnia assicurativa che indicava “Ai beneficiari di…”. In quel momento, il mio cuore si fermò: “Beneficiari? Ma mio padre è vivo!” Pensai subito a una confusione. Dopo aver chiesto spiegazioni, scoprimmo che si trattava di un errore legato a un omonimo residente in Germania, che aveva la residenza a Cosenza.
Questo episodio solleva interrogativi importanti: come è possibile che un errore del genere possa accadere? I decessi dovrebbero essere liquidati per codice fiscale, che identifica in modo univoco ogni persona. Nonostante la nostra battaglia durata due anni, il danno era già fatto: per sei mesi, mio padre non ricevette la sua pensione.
Pensando di aver chiuso definitivamente con questo incubo, meno di un mese fa, ho ricevuto un’altra telefonata da mio padre che mi ha gelato il sangue. Si era recato allo sportello del bancomat, ma non era riuscito a prelevare. Questo problema si era già ripetuto poco prima di Natale. Convinto che la carta fosse smagnetizzata, non si era allarmato. Tuttavia, al rientro a casa, la situazione si è ripresentata.
Quando ha contattato la banca, gli hanno comunicato che il suo conto era stato bloccato. A quel punto, ho capito che dovevamo affrontare di nuovo un incubo simile. La risposta dell’INPS è stata deludente: la pensione di mio padre sarebbe stata erogata solo a marzo.
Non mi sono arresa e ho continuato a cercare risposte. Una settimana fa, finalmente, ho ricevuto una telefonata da un dirigente dell’INPS di Bari, che mi ha assicurato che avrebbe risolto la situazione nel più breve tempo possibile. E così è stato: il 3 febbraio, la pensione di mio padre è stata finalmente erogata regolarmente, insieme a quella di gennaio.
Tuttavia, il problema alla radice è rimasto. La confusione con l’omonimo ha generato una situazione assurda. Questo episodio non riguarda solo la mancata erogazione della pensione, ma mette in luce un problema di civiltà. Le persone anziane, come mio padre, meritano rispetto e attenzione. Non possiamo permettere che episodi del genere accadano ripetutamente. È fondamentale migliorare la gestione della burocrazia, affinché nessun cittadino debba affrontare la frustrazione di essere dichiarato morto senza esserlo.
Mio padre è fortunato, perché ha figli che possono aiutarlo a navigare in questo labirinto burocratico. Ma è cruciale portare l’attenzione su una questione urgente: il rispetto per coloro che hanno dedicato la loro vita al lavoro e che ora, in età avanzata, devono affrontare sfide già abbastanza difficili. Non possiamo permettere che simili errori continuino a verificarsi, né per mio padre, né per nessun altro.