Dall’omosessualità si guarisce. È la conclusione di uno studio Usa intitolato 200 persone che sostengono di aver cambiato il proprio orientamento da omosessuale a eterosessuale.
Dall’omosessualità si può guarire. A questa conclusione decisamente provocatoria è giunto uno psichiatra americano che in questi giorni ha pubblicato i risultati di uno studio intitolato 200 persone che sostengono di aver cambiato il proprio orientamento sessuale da omosessuale a eterosessuale.
Da allora il 69enne professor Robert Spitzer della rinomata Columbia University di New York ha polarizzato su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica americana scatenando polemiche infuocate e risposte violente. Che non accennano a diminuire. “Non mi sarei mai aspettato una reazione del genere”, ha affermato, intanto, lo psichiatra distrutto dall’attenzione ininterrotta dei mass media.
Possibile? Eppure, il professor Spitzer con la sua tesi mette in discussione la convinzione diffusa che l’orientamento sessuale di ognuno di noi sia il risultato di una storia individuale che affondando le sue radici nell’infanzia è essenzialmente immutabile. Lo psichiatra americano è giunto alla sua discutibile conclusione dopo aver seguito un gruppo di omosessuali “fortemente motivati” che si sono sottoposti volontariamente a una terapia di conversione sessuale.
Il risultato è stato sorprendente: secondo Spitzer il 66% dei maschi e il 44% delle femmine è riuscito a edificare “una eterosessualità funzionante”. Ovviamente gli oltre venti milioni di omosessuali che vivono negli Stati Uniti sono subito scesi sul piede di guerra.
Questa non è scienza ma ciarlataneria – ha tuonato David Elliot, portavoce della National Gay and Lesbian Task Force. Instancabili fioccano i comunicati stampa delle varie associazioni omosessuali e tutti ripetono all’unisono che i volontari dello psichiatra newyorkese sono un gruppo tutt’altro che rappresentativo. Anche perché il 79% dei convertiti di Spitzer, tra le motivazioni principali alla base del desiderio di cambiamento ha indicato i “conflitti religiosi”. Una molla che scatta solo per una minoranza di omosessuali. Tra le accuse rivolte al professor Spitzer c’è anche quella, particolarmente grave, di aver pubblicato uno studio che non è politicamente corretto.
Fin dall’inizio degli anni ’70, infatti, l’omosessualità è stata cancellata dalle liste delle malattie riconosciute dall’Associazione degli psichiatri americani. Che senso ha volersi ostinare a curare un atteggiamento che non è patologico? Oltretutto tra coloro che provano a cambiare orientamento sessuale e non ci riescono, predominano sentimenti negativi. “La maggior parte cade in un buco nero di depressione e tentazioni suicide”, ha affermato uno psichiatra americano, “perché è tormentata da un’invincibile sensazione di sconfitta”.
Il professor Spitzer che oltre alla notorietà si è guadagnato le simpatie dei gruppi conservatori e religiosi americani non ha dubbi: Mi piacerebbe proseguire la ricerca – ha affermato davanti alle telecamere – ma temo che sarebbe un suicidio professionale”.