Donne al comando: la rivoluzione nel governo dello sport
Negli ultimi anni, il panorama sportivo ha vissuto un cambiamento significativo nella rappresentanza femminile, anche se le donne continuano a essere una rarità nei vertici decisionali. Con i prossimi Giochi Olimpici di Parigi 2024, si assisterà a una pietra miliare: per la prima volta, gli atleti e le atlete avranno un numero uguale. Tuttavia, nel governo dello sport, la presenza femminile rimane limitata, riflettendo le disparità di genere che persistono in molti ambiti della società.
Secondo uno studio dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, intitolato “Gender in sport” (2023), nel più alto organo decisionale delle federazioni sportive nazionali dei dieci sport olimpici più popolari, le donne occupano solo il 22% delle posizioni nella UE a 27. La Svezia si distingue come un’eccezione positiva, con oltre la metà (51%) delle posizioni occupate da donne, mentre in Slovenia la situazione è drammaticamente diversa, con solo il 6%. In Italia, la percentuale si attesta al 27%, mostrando un incremento rispetto agli anni precedenti, ma ancora lontana dalla parità.
Il cambiamento in Italia è visibile attraverso l’impegno di donne come Federica Fornasiero, figura di spicco nel nuoto paralimpico e voce esperta nei canali Rai. La Fornasiero si sta candidando per la presidenza della Federazione Italiana Nuoto Paralimpico (FINP), in occasione delle elezioni del 14 marzo. La sua esperienza diretta con gli atleti le ha permesso di comprendere le sfide quotidiane che le federazioni affrontano. “Serve una figura di vertice che faccia sintesi fra la quotidianità e una visione politica di lungo periodo,” afferma Fornasiero, evidenziando l’importanza di una leadership che possa promuovere una base di talenti più ampia per il futuro.
Negli ultimi quattro anni, la presenza femminile nel governo dello sport in Italia è migliorata notevolmente, passando da una cinquantina a circa 120 donne nei consigli federali. Questo progresso è stato facilitato dalle misure introdotte dal Coni nel 2018, che hanno previsto l’adozione di quote di genere del 30%. Tiziana Di Cimbrini, professore associato di Economia Aziendale all’Università di Teramo, ha commentato: “Le quote di genere non mi entusiasmano, ma ne riconosco l’utilità. In alcuni contesti, come quello della governance sportiva, sono fondamentali.”
Il progetto Gesport ha messo in luce che l’Italia, pur avendo un contesto normativo avanzato in materia di parità di genere, è indietro rispetto ad altri Paesi europei in termini di rappresentanza femminile ai vertici sportivi. Il Regno Unito si distingue come il Paese con la maggiore presenza femminile in ruoli apicali, seguito dalla Spagna e dall’Italia. Tuttavia, il dato quantitativo non racconta l’intera storia. Le donne, pur essendo più numerose, affrontano ancora disparità salariali, guadagnando in media il 23% in meno rispetto ai colleghi maschi per posizioni equivalenti.
Le donne spesso sono considerate più adatte a ruoli legati all’inclusione e alla gestione degli eventi, mentre gli uomini dominano nelle aree tecniche e finanziarie. Le sfide per le donne aspiranti a posizioni di leadership includono la mancanza di modelli femminili di riferimento e l’accesso limitato ai network di potere tradizionalmente dominati dagli uomini.
Tuttavia, ci sono segni di cambiamento. Silvia Salis è diventata vicepresidente vicario del Coni, mentre Rebecca Corsi è stata nominata amministratore delegato e vicepresidente dell’Empoli Calcio, diventando la prima donna in questo ruolo dalla presidenza di Rosella Sensi. Anche Sara Gama, che siede nel consiglio della FIGC, e Federica Pellegrini, membro del CIO, rappresentano un nuovo volto del potere femminile nello sport italiano.
Il modello da seguire rimane quello del Regno Unito, dove figure come Debbie Hewitt, che guida l’FA, e Katherine Grainger, presidente del comitato olimpico britannico, rappresentano esempi di leadership femminile nel mondo sportivo. Entrambe dimostrano come le donne possano e debbano occupare spazi di potere e influenza, contribuendo a una governance sportiva più equa e rappresentativa.
Attraverso l’impegno e la determinazione, le donne stanno cambiando il volto del governo dello sport, lavorando per garantire che le prossime generazioni di atlete e dirigenti possano avere accesso a opportunità paritarie e una rappresentanza significativa in tutte le aree dello sport.