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Benetton rugby: un passo innovativo verso il welfare aziendale
Il rugby italiano sta vivendo un periodo di grande innovazione, non solo sul campo ma anche nel welfare aziendale. In questo contesto, il Benetton Rugby di Treviso ha lanciato un’iniziativa pionieristica chiamata “Benetton after the game” (Bag), progettata per fornire ai giocatori una formazione professionale modulare che possa accompagnarli durante la loro carriera sportiva. Questa iniziativa nasce dalla consapevolezza che non tutti gli atleti professionisti possono contare su guadagni sufficienti a garantire un futuro sereno dopo la fine della loro carriera agonistica.
L’importanza del welfare aziendale nel rugby
Il Benetton Rugby, insieme alle Zebre di Parma, rappresenta il vertice del rugby italiano a livello di club. Entrambe le franchigie partecipano all’United Rugby Championship (URC), dove competono contro le migliori squadre di Irlanda, Scozia, Galles e Sudafrica. Quest’anno, il Benetton ha raggiunto un traguardo storico, diventando il primo club italiano a qualificarsi per gli scontri a eliminazione diretta nella Champions Cup, dopo una vittoria significativa contro i francesi de La Rochelle. Questo successo ha portato visibilità al club, accendendo i riflettori sulla necessità di un supporto concreto per i giocatori, soprattutto in vista del loro futuro professionale.
Il progetto Bag e la transizione degli atleti
Il progetto Bag affronta un problema delicato che molti sportivi si trovano ad affrontare: la transizione dalla vita da atleta a quella da professionista in altri settori. Marco Lazzaroni, ex seconda linea del Benetton e ora titolare di un’azienda vinicola, è uno dei protagonisti di questa iniziativa. La sua esperienza personale lo ha portato a rendersi conto che molti atleti, non avendo una preparazione adeguata, rischiano di trovarsi in difficoltà una volta appesi le scarpette al chiodo.
Lazzaroni sottolinea che è fondamentale che le società sportive si assumano la responsabilità di preparare i loro atleti a questa transizione. “Il progetto Bag è un esempio di welfare aziendale,” afferma, “che mira a fornire ai giocatori gli strumenti necessari per costruire una carriera al di fuori del rugby.” La collaborazione con oltre 80 partner commerciali è un elemento chiave del progetto, poiché offre ai giocatori l’opportunità di esplorare diverse aree di interesse professionale.
Opportunità e vantaggi per i giocatori
Ogni atleta ha la possibilità di individuare un settore che lo appassiona, e il Benetton si fa da intermediario con le aziende sponsor. Questo modello di formazione è paragonabile a uno stage, ma con la flessibilità necessaria per adattarsi agli impegni sportivi. Ecco alcuni vantaggi offerti dal progetto Bag:
- Formazione modulare: I giocatori possono partecipare a corsi di formazione di breve durata.
- Flessibilità: I corsi possono essere interrotti temporaneamente in caso di convocazioni per la Nazionale.
- Networking: Opportunità di esplorare diverse aree professionali grazie alla rete di partner commerciali.
Un esempio concreto di questa iniziativa è rappresentato da Alessandro Izekor, un giovane terza linea con un grande potenziale, che ha già iniziato a esplorare le opportunità offerte dal progetto Bag. Questa esperienza non solo arricchisce il suo bagaglio professionale, ma rappresenta anche un’opportunità per le aziende di riconoscere il valore aggiunto che un rugbysta può portare nel loro ambiente lavorativo.
Il Benetton Rugby, con la sua iniziativa Bag, non solo contribuisce al benessere dei propri atleti, ma si posiziona anche come un modello innovativo nel panorama sportivo italiano. La capacità di unire il mondo dello sport con quello del lavoro è un passo importante che può avere effetti positivi a lungo termine, sia per i giocatori che per le aziende coinvolte.
Con il ritorno degli impegni nell’URC, il Benetton e le Zebre continuano a rappresentare l’eccellenza del rugby italiano, ma è chiaro che l’attenzione si sta spostando anche verso il benessere dei giocatori e il loro futuro professionale. L’iniziativa “Benetton after the game” potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nel rugby, in cui il sostegno ai giocatori va ben oltre le prestazioni in campo, abbracciando una visione più ampia e sostenibile del loro percorso di vita.